12 Dicembre SAPERI & SAPORI – Sentieri nella giungla metropolitana: l’autorecupero

Più della metà della popolazione mondiale vive in centri urbani di grandi dimensioni. Non c’è bisogno di spendere troppe parole per spiegare perché definiamo “giungla” la metropoli contemporanea, Roma in particolare. L’urbanistica, o al contrario l’assoluta mancanza di una progettazione del territorio diversa da quella più funzionale ai grandi costruttori, ha assecondato la polarizzazione delle condizioni di vita tra chi banalmente ha i soldi e chi non ne ha. I primi possono permettersi di vivere nei quarti…eri della città consolidata, quella ben servita dai mezzi di trasporto pubblico, ricca di parchi, scuole, ospedali, centri anziani e biblioteche. I secondi fanno acrobazie per pagare mutui e affitti. Sempre a rischio insolvenza o morosità, spesso senza contratto, in subaffitto o coabitazione, ai margini della città dove anche la farmacia è un lusso. Il delirio costruttivista dei palazzinari ha disegnato una città senza confini che straborda indebitamente nei territori dell’agro-romano, dove anche i nomi delle strade, ad esempio “via meglio di niente” a Ponte di Nona, rispecchiano la assurda filosofia su cui si fondano i nuovi quartieri. Nulla di nuovo sotto al sole di una città dove la politica ha da sempre un solo colore, quello del cemento.

Ma in questa giungla qualcuno ha tracciato sentieri che sempre più persone scelgono di percorrere, per bisogno o per virtù o semplicemente perché di bisogno si riesce a fare virtù. Ogni spazio vuoto o abbandonato diventa terreno di battaglia tra interessi irrimediabilmente contrapposti: da un lato quello dei palazzinari dall’altro quello di chi, perennemente sulla soglia di esclusione e marginalizzazione, si batte per un abitare inclusivo, sostenibile e dignitoso per sé, per tutti. La pratica delle occupazioni abitative, e non solo, a Roma ha contribuito nei decenni a ridisegnare la città e le stesse relazioni umane e sociali della metropoli-fabbrica. Occupando uno spazio ci si riprende un pezzo importante di reddito, ci si libera, in parte, dal ricatto del lavoro, ci si ritrova in una comunità in lotta dove si pratica mutualismo e si combatte la solitudine. Ognuno dà quel che può e riceve quello di cui ha bisogno.

Per non disperdere tutto questo i movimenti per il diritto all’abitare hanno, nel corso delle loro decennali battaglie, affiancato una nuova rivendicazione a quella pur centrale dell’edilizia residenziale pubblica. Si tratta dell’autorecupero ovvero la possibilità di trasformare in abitazioni il patrimonio immobiliare pubblico già esistente nella metropoli evitando nuovo cemento ma anche la dispersione dei legami di lotta e solidarietà costruiti sul territorio.
Ci siamo immaginati di percorrere questi sentieri con due persone che hanno contribuito a tracciarli come Bruno Papale (Coordinamento cittadino di lotta per la casa e Cooperativa Inventare l’abitare) e Antonello Sotgia (architetto e urbanista). Ci siamo immaginati come compagni di viaggio due giovani realtà: Alexis, che il 6 dicembre ha compiuto il suo primo anno di occupazione, e Terra rivolta nuovo collettivo che guarda al recupero di una dimensione abitativa legata al riuso della terra.

Acrobax_ExCinodromo
Via della vasca navale 6 [Ponte Marconi]

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