Focus | Roma, 15 ottobre 2011

Il 15 ottobre è stata una giornata fatta vivere da centinaia di migliaia di persone che si sono mobilitate contro la crisi e l’austerity. In questa partecipazione emerge la volontà determinata di cambiare, di trovare strade alternative alle ricette della banca europea e un tentativo di prendere parola in prima persona.

San Precario

La parte di corteo sotto le “insegne” di San Precario e Santa Insolvenza è stata costruita in assemblee pubbliche con centinaia di persone, con delegazioni di 15 città, dal nord al sud dell’italia, con migliaia di precarie/e, migranti e studenti. Immaginata e realizzata all’interno della rete degli Stati Generali della Precarietà che sta puntando alla realizzazione dello sciopero precario, di cui l’Hub Meeting di Barcellona è stato un momento fondamentale (leggi la dichiarazione finale del meeting); rete che ha anche preso posizione dopo il 15 ottobre in solidarietà con il movimento italiano.

San Precario, a cui molte realtà si sono unite direttamente in piazza della Repubblica, ha dato vita ad alcune iniziative di comunicazione, da quella all’albergo Exedra-Boscolo fino all’occupazione del Foro Romano, ma di certo non ha avuto nessuna regia di una presunta escalation del livello di scontro raggiunto dalla manifestazione.

San Giovanni

Da parte delle forze dell’ordine c’è stata una gestione intenzionalmente mirata a dividere definitivamente il corteo, con cariche generalizzate da via Labicana dove il nostro spezzone è stato caricato alle spalle, fino a piazza San Giovanni, con l’accanimento su manifestanti inermi e caroselli dei blindati lanciati addosso alla gente. A questo migliaia di persone hanno risposto opponendo una tenace resistenza esprimendo una parte sostanziale di quella rabbia che vediamo ogni giorno crescere di fronte ad una insopportabile precarietà della vita intera.

Le reazioni

Nei mezzi di comunicazione, nei giorni successivi, è partita una superficiale lettura di questa giornata a cui, purtroppo, molti esponenti politici danno conferma costruendo sulle spalle di alcuni un capro espiatorio. Una gran confusione che crea un mostro mediatico da sbattere in prima pagina. Un clima che ancora oggi permette che gli arrestati restino in carcere preventivo per reato di “legittima resistenza” (vai alla petizione “15 ottobre: liber* tutt*“)

Repubblica: “I nuovi brigatisti”Su Maroni che riferisce alla cameraRepubblica su AcrobaxAcrobax rettifica Repubblica.it Catarci presidente XI municipio

Comunicati e prese di parola nel movimento

Il nostro 15 ottobre: un punto di vista precarioLaboratorio Acrobax – Intervista di Acrobax al Manifesto Sono un acrobata… –  Coordinamento cittadino di lotta per la casaTimeOut Bologna  – San PrecarioOfficina 99 e antagonisti campani Attivisti indipendenti di BariMilitant Centri sociali di MilanoL38 SquatAll Reds RugbyRetelettere RomaTre Collettivo Fuorilegge RomaTre  –  Generazione PrecarianEXt EmersonReality Shock Connessioni PrecarieHub Meeting, comunicato al movimento italianoRadio Onda RossaKnowledge Liberation FrontSofiaRoney laboratorio filosofico

Altri interventi e dibattiti

Roma, il racconto di un autonomo: “Niente comizi, la piazza si conquista”

Una generazione nata precaria, mentre scompare la mediazione

Intervento di Valentino Parlato

Dietro il passamontagna del 15 ottobre, di L. Caminiti

La forma corteo è finita, ce ne vuole un’altra di Girolamo de Michele | il Manifesto

Distruggere la paura, affermare il comune (di Uninomade)

Note sul 15 ottobre, di Toni Negri

Dibattito su Giap! di wumingfoundation

I commenti sono chiusi.