No MUOS: quando cade una rete, vince una lotta. “Macari ‘cca ava essiri dura”

Il MUOS è un sistema di comunicazione militare statunitense ad altissima frequenza composto da tre trasmettitori parabolici basculanti che hanno un diametro di 20 metri. Per l’istallazione di questo apparato si  prevede un totale di 2059 mq di cementificazione all’interno di una  delle aree verdi più belle della Sicilia, la riserva naturale Orientata  “Sughereta” vicino Niscemi. Lungo il fascio delle antenne MUOS il campo  elettromagnetico rimane sopra i limiti di legge (L.36/2001) per oltre  135 km ed è conclamato che le esposizioni a lungo termine a campi  elettromagnetici ad altissima frequenza possono produrre insorgenze  tumorali agli organi riproduttivi e leucemie. La pericolosità  dell’installazione è dovuta all’estrema vicinanza con la popolazione  residente, un comprensorio di oltre 300’000 abitanti che comprende Gela, Licata, Vittoria, Caltagirone, Niscemi, Butera, Riesi, Mazzarino,  Acate, Mazzarrone, Piazza Armerina, San Cono, Mirabella Imbaccari,  Chiaramonte Gulfi, San Michele di Ganzaria e Vizzini e che tale  comprensorio è già stato definito Area ad Elevato Rischio di  Crisi  Ambientale (AERCA) dallo Stato Italiano per le 46 antenne NTRF che gli  USA hanno già innalzato da oltre venti anni.
Nonostante ciò, le istituzioni nazionali e regionali si sono piegate alla politica difensiva(?) degli USA e della NATO, lasciando che le loro strutture militari proseguissero nella costruzione di una delle opere più pericolose tra le tante con cui già hanno colonizzato la Sicilia e tutta Italia. 

Lo Stato italiano e la Regione Siciliana, svendendo la salute di centinaia di migliaia di persone, ancora una volta cedono al ricatto politico ed  economico di chi, fin dagli anni di Comiso e Sigonella, vuole apporre  sulla Sicilia la propria bandierina in un processo di militarizzazione  internazionale che non sembra avere fine ma anzi trova sempre nuovi pericolosi nemici.

I Comitati No Muos di tutta la Sicilia non accettano lo scacco dato ai  siciliani da parte del Governatore, personaggio da Opera dei Pupi, il  democratico-megafonista Rosario Crocetta, che su Niscemi e Gela aveva  costruito il proprio feudo elettorale anche con la promessa di fermare  la costruzione delle antenne, ma che di fatto ha permesso la  prosecuzione dei lavori di devastazione e saccheggio.

È in questo spirito che nei mesi passati diverse anime del movimento No  Muos, insieme ad esponenti degli altri movimenti di lotta territoriale,  come i No Tav, i No Ponte, i No Dal Molin, e le vecchie anime del  movimento siciliano che anni fa iniziarono le lotte anti  militarizzazione contro le basi americane di Sigonella e Comiso, hanno  costruito un percorso di avvicinamento e formazione verso la grande  manifestazione nazionale del 9 agosto 2013.

I siciliani, abbandonati dalla politica dei partiti e delle istituzioni  hanno così deciso di alzare la testa e di riprendersi, anche con la  forza, ciò che gli è stato tolto: la riserva naturale orientata della  Sugherete, un’area bellissima e vastissima, caratterizzata dai caldi  colori della terra siciliana, da arbusti e profumi della macchia  mediterranea e da enormi sughere che sembrano voler resistere a tutto  anche loro.

La costruzione di una manifestazione nazionale non è mai semplice.  Soprattutto quando vanno superate le differenze e le diffidenze interne, quando il movimento si caratterizza per diverse scelte di intervento.  Ma la necessità di una risposta forte ha spinto tutti a fare un fronte  comune.
Così, mentre in tutta la Sicilia Orientale, ogni giorno venivano  occupati, a partire proprio da Niscemi, Comuni e Palazzi di Città, come  Modica, Ragusa, Caltagirone, Gela e altri piccoli centri urbani  limitrofi, a Niscemi, presso il presidio No Muos di contrada Ulmo, è  stato organizzato un campeggio resistente attraversato da centinaia di  persone provenienti da tutte Italia ed esponenti delle diverse anime del movimento.
E proprio dal campeggio, 8 compagni nel pomeriggio del 7 agosto, sono  partiti e hanno scavalcato le odiose reti della base per arrampicarsi su 5 delle 46 antenne che già esistono in quel obbrobrio desertificato che gli yankee hanno creato in uno dei più bei posti della nostra terra.
Le forze del dis-ordine nulla hanno potuto contro questa forma di lotta  ferma e risoluta, e mentre i compagni e le compagne sulle antenne si  apprestavano a passare la notte appesi ai tralicci, da fuori le reti gli abbiamo tenuto compagnia, disturbando quelle esigue forze militari che  lo Stato Italiano, come al solito suddito e complice, ha messo alla  mercé degli USA. Nella notte, al presidio sono stati organizzati blocchi stradali e picchetti per impedire che alla base potessero arrivare  mezzi pesanti, rinforzi alle forze dell’ordine, o reparti dei Vigili del Fuoco attrezzati con gru per tirare giù i compagni e le compagne dalle  antenne, come se il tentato omicidio di Luca Abba’ non avesse insegnato  nulla a questo Stato di polizia.

Il 9 pomeriggio, il corteo è partito sotto il sole cocente d’agosto  determinato ad andarsi a riprendere e liberare chi resisteva da 24 ore  sulle antenne. Il serpentone di gente era multicolore e, come sempre nel movimento No Muos, “multi-anime”, dal Comitato Mamme No Muos, agli  esponenti degli spazi sociali autorganizzatisiciliani, fino ad arrivare ai movimenti pacifisti storici dell’isola.

Nonostante ciò, la determinazione collettiva era quella di portare la  protesta fin sotto le reti, senza paura di dover resistere. L’obbiettivo era quello di creare un corridoio per consentire ai nostri compagni e  compagne di  scendere dalle antenne e tornare insieme in sicurezza.

Arrivata la manifestazione sotto le reti le sparute ed esigue forze  dell’ordine presenti nella base, evidentemente incapaci di gestire una  situazione del genere, erano atterrite dalla gente che risaliva il  sentiero e si schierava davanti il cancello di accesso alla base pronta  ad entrare. Incapaci di mediare o comprendere che un corteo di oltre  duemila persone non possa essere fermato da trenta soggetti  disorganizzati, seppur muniti di caschi e manganelli non regolamentari,  il primissimo gruppo davanti al cancello ha fatto partire una breve,  quanto immotivata carica, rientrata senza esiti per noi.
I compagni siciliani hanno deciso di rispondere all’arroganza della  polizia andando avanti a volto scoperto, in maniera forte e determinata  ma non violenta e così gli uomini della celere hanno potuto ripiegare  nella base senza subire attacchi nonostante la loro violenza gratuita ed immotivata.
Dopo la “farsa della carica”, nascosti dietro i loro scudi, hanno  provato ad inseguirci mentre circondavamo un lato della base. Da  distanza di sicurezza, e tenuti a distanza di sicurezza, ci hanno  osservanti mentre facevamo saltare il primi 3 metri di rete ed entravamo nella base. Nella loro totale impotenza ed incompetenza, non hanno  saputo meglio che farsi male da soli, cadendo miserabilmente a terra.  Ovviamente, i terror-giornalai hanno pensato bene di parlare di un  militare ferito a seguito degli scontri, fortunatamente ci sono i  referti medici che testimoniano la sua “caduta accidentale in servizio”.

Dopo i primi metri di rete altre decine e decine di metri sono caduti e  sono stati scavalcati da tutti i manifestanti, dalle Mamme No Muos, da  anziani signori che, muniti di sedia, si sono accomodati sulla quella  che è sempre stata la loro terra dicendoci “Viremmu stu bellu  spettaculu!”.

Siamo arrivati sotto le antenne, determinati ed uniti, sotto gli occhi  impotenti e spauriti di circa trenta ominidi di varia estrazione tra  carabinieri, poliziotti e guardia di finanza che non potevano fare altro che constatare la morte della loro azione repressiva dinnanzi alla  determinazione di oltre duemila persone.
Così abbiamo vinto. Ci siamo ripresi le nostre compagne e i nostri  compagni, ci siamo ripresi la nostra terra, ci siamo ripresi la nostra  dignità
Oggi tutti noi dobbiamo ripartire da questa vittoria, consapevoli del  fatto che la lotta No Muos cammina a fianco di tutte le altre lotte di  resistenza, dalla lotta No Tav, alle lotte No Inc, No Grandi Navi, fino alla rinata No Dal Molin perché solo unendo le lotte dei territori, portandoci reciproca  solidarietà, questa nostra resistenza ci porterà fino alla vittoria.
I Siciliani sono riusciti a riprendersi ciò che è loro da secoli  ridendo in faccia ad uno Stato impotente e miserabile, che svende la  salute di 300.000 persone ai propri Padroni a Stelle e strisce.
Insieme, uniti nelle lotte, vinceremo.
“Macari ‘cca ava essiri dura”

da Niscemi nodo redazionale indipedente

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