Ma in questa giungla qualcuno ha tracciato sentieri che sempre più persone scelgono di percorrere, per bisogno o per virtù o semplicemente perché di bisogno si riesce a fare virtù. Ogni spazio vuoto o abbandonato diventa terreno di battaglia tra interessi irrimediabilmente contrapposti: da un lato quello dei palazzinari dall’altro quello di chi, perennemente sulla soglia di esclusione e marginalizzazione, si batte per un abitare inclusivo, sostenibile e dignitoso per sé, per tutti. La pratica delle occupazioni abitative, e non solo, a Roma ha contribuito nei decenni a ridisegnare la città e le stesse relazioni umane e sociali della metropoli-fabbrica. Occupando uno spazio ci si riprende un pezzo importante di reddito, ci si libera, in parte, dal ricatto del lavoro, ci si ritrova in una comunità in lotta dove si pratica mutualismo e si combatte la solitudine. Ognuno dà quel che può e riceve quello di cui ha bisogno.
Per non disperdere tutto questo i movimenti per il diritto all’abitare hanno, nel corso delle loro decennali battaglie, affiancato una nuova rivendicazione a quella pur centrale dell’edilizia residenziale pubblica. Si tratta dell’autorecupero ovvero la possibilità di trasformare in abitazioni il patrimonio immobiliare pubblico già esistente nella metropoli evitando nuovo cemento ma anche la dispersione dei legami di lotta e solidarietà costruiti sul territorio.
Ci siamo immaginati di percorrere questi sentieri con due persone che hanno contribuito a tracciarli come Bruno Papale (Coordinamento cittadino di lotta per la casa e Cooperativa Inventare l’abitare) e Antonello Sotgia (architetto e urbanista). Ci siamo immaginati come compagni di viaggio due giovani realtà: Alexis, che il 6 dicembre ha compiuto il suo primo anno di occupazione, e Terra rivolta nuovo collettivo che guarda al recupero di una dimensione abitativa legata al riuso della terra.
Acrobax_ExCinodromo
Via della vasca navale 6 [Ponte Marconi]