Proseguono le intimidazioni della Questura di Roma nei confronti dei nostri compagni

Nella giornata di domenica mentre si chiudeva all’ex-cinodromo la tre giorni dello Strikemeeting, M., attivista del Loa Acrobax, è stato convocato dai Carabinieri per la notifica del famigerato articolo 1, rottame poliziesco degli anni ’50 lasciatoci in eredità dall’allora ministro dell’Interno Tambroni.

In pochi mesi, è la seconda volta che un nostro compagno viene raggiunto da questo provvedimento, un lasso di tempo nel quale non sono per altro mancate perquisizioni e le consuete convocazioni in Questura.

Nel caso di M., il provvedimento segue di poco la revoca di un obbligo di firma, durato vari mesi. Una forma di accanimento che riteniamo sintomo dello stato di agitazione che regna tra gli apparati repressivi di fronte a un quadro sociale sempre più critico, al quale si ritiene opportuno agire con misure intimidatorie e potenzialmente lesive della libertà quotidiana di spostamento, dell’attività lavorativa e di studio.

L’ “Avviso orale”, provvedimento del quale continuiamo a chiederci quale sia l’utilità e su quali basi si ritiene di valutare la “pericolosità sociale” di una persona attiva da tempo nelle lotte contro la precarietà, per il diritto all’abitare e la giustizia ambientale, è solo l’ennesimo dispositivo intimidatorio e vendicativo di poteri sempre più incapaci di dare una risposta concreta alle emergenze sociali, le cui connivenze con gli interessi predatori e corrotti del capitalismo emergono con sempre maggiore evidenza.

Tra “Mafia Capitale” ed Expo, lista Falciani e speculazioni immobiliari, la legalità che viene proposta trasversalmente dal mondo politico italiano è sempre più una foglia di fico, un concetto vuoto con il quale si continuano a criminalizzare gli attivisti e a restringere le libertà individuali di tutti i cittadini.

Il messaggio che vogliamo arrivi forte e chiaro alla Questura è sempre il solito: non ci faremo intimidire.

 

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