“Capì questo: che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente sa restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone…” (I.Calvino)
Oggi è il giorno della separazione.
Oggi e’ il giorno della rabbia e della tristezza…ma anche del silenzio.
Il silenzio solidale con chi oggi entra in carcere ingiustamente per la manifestazione del 15 ottobre 2011.
E una rabbia sorda e profonda pervade le nostre teste e i nostri cuori.
Perché ci portano via legami di una comunità umana e politica per vendetta cieca. Per provare a dividere quella vicinanza fatta da bisogni e desideri che si organizzano e riconoscono.
Ci vogliono punire per il solo fatto di esserci stati.
Sicuramente ci fanno soffrire per togliere la libertà a delle persone “oneste e brave e capaci”.
E fa ancora più rabbia perché avviene mentre i potenti del mondo si riuniscono a Davos ammettendo, candidamente, che ogni 30 ore un nuovo miliardario si affaccia sul mercato mentre un milione di persone si ritrovano al di sotto della soglia di povertà.
Colpa del covid? No.
Colpa del sistema malato, schifoso e putrescente, che quel 15 ottobre eravamo tuttə insieme, in quella piazza a contestare.
Per rivoltare la precarietà, per creare spazi di conflitto e di autonomia.
E le motivazioni che ci muovono ancora quotidianamente sono le stesse di 11 anni fa. Le cause ancora tutte li.
“Ribadiamo le nostre rivendicazioni: un reddito di esistenza incondizionato; un nuovo welfare basato sui diritti e sull’accesso a servizi e beni comuni materiali e immateriali; il diritto all’insolvenza per chi non è in grado di pagare la crisi e si trova strozzato dal taglieggio di stato; la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sulla pelle dei migranti fa vedere la faccia transnazionale della precarietà. Diciamo basta alle aziende che sfruttano il lavoro precario per mantenere alti i profitti anche in una fase di crisi. Non possiamo essere noi a pagare. Diciamo basta a un welfare che ci abbandona e non risponde alle nostre esigenze. Ci ribelliamo a chi vuole farci piegare la testa ma anche a chi ci prospetta soluzioni populiste e irrealizzabili.”
Sapevamo che, come già per altri compagni, la vendetta dello stato sarebbe arrivata. Ma questo non da meno dolore.
Ma sappiamo anche che la voglia di libertà di Nadia e Richard e l’amore per i loro affetti li aiuterà a sopportare questa ingiustizia. E noi saremo qui a supportarli e ad attenderli.
Oggi è il giorno del silenzio. In cui si ricorda ciò che è stato. In cui si racconta quella storia a chi non la ricorda.
Mentre invece è storia collettiva mai affrontata davvero.
E la giornata di oggi è qui a ricordarcelo.
E nel silenzio un ritornello ti trapana la testa…
La giustizia va
dove i potenti la fanno andare,
la giustizia fa
quello che le pare,
la giustizia sa
chi ha il permesso di rubare,
la giustizia dà licenza di ammazzare.
[…]
E invece
“La giustizia è
aver tempo per pensare,
poter crescere i bambini,
dignità nel lavorare,
la giustizia vera
supera i confini…
Il 15 ottobre c’eravamo tutte e tutti.
Con tanta rabbia e tanto amore,
Le acrobate e gli acrobati