La Lunfarda saperi & sapori

Saperi & Sapori Sovversivi. Degustazioni di vini, birre, salumi e formaggi artigianali nel nuovo tunnel del cinodromo.

Articoli in archivio su Hostaria Lunfarda

“Il  lessico  del  lunfardo  deriva  in  buona  parte  da  lingue europee  che  hanno  influenzato  lo  spagnolo  d’Argentina
e  Uruguay,  tra  cui  in  particolare  dall’italiano  o  da  altri idiomi della penisola, come il genovese, il piemontese o il
napoletano e il cocoliche (pidgin italo-spagnolo parlato dagli immigrati  italiani),  anche  se  in  origine  ha  rivestito  una figura importante nella sua formazione la lingua francese, e in particolare termini provenienti dall’Occitania.
Altre lingue che hanno pesantemente influenzato il lunfardo (termine che dovrebbe derivare da lombardo) sono l’inglese, il francese, il portoghese, il gallego e gli idiomi amerindi, come la lingua quechua o il guaraní.” (wikipedia)
Perchè proporre un percorso enogastronomico all’interno di uno spazio occupato?
Perchè  ha  senso  riconoscere  e  riappropriarsi  delle  radici in cui l’hosteria, a Roma come in molte parti d’Italia, era il
luogo d’incontro e di scambio, di condivisione delle bevute e delle mangiatae, ma anche delle idee e delle cospirazioni,
dei progetti e dei sogni rivoluzionari.
L’hostaria delle insurrezioni e dei rioni popolari in cui il popolo si incontrava costruendo quelle relazioni sociali in
cui riconoscersi, tutelarsi e, nelle migliori delle esperienze che amiamo, organizzarsi per insorgere.
Ma  un  progetto  inserito  in  un  contesto  come  quello del  cinodromo  occupato  non  può  che  speritamentare  e
mischiarsi, oltre che mischiare prodotti diversi con radici e  storie  diverse,  un  meticciato  che  incrocia  e  conosce
cercando   nuove   prospettive   e   nuove   proposte.   Una costruzione di un percorso che avrà al suo interno tante
esperienze, come quella lingua nata oltreoceano ma figlia dell’unione di diverse radici, dialetti, provenienze, lingua
dell’immigrazione europea in Argentina: il Lunfardo.
E ancora una volta il nostro metodo sarà la sperimentazione e,  semplicemente,  cercheremo  di  conoscere  produttori  e
i  frutti  del  loro  lavoro.  Cercare  di  costruire  un  lavoro  di cura  delle  relazioni  come  primo  e  solido  legame  di  una
produzione altra. Perchè la conoscenza e la consapevolezza di quello che beviamo e mangiamo, della convivialità, è un
primo passo per comprendere perchè e come si produce.
E questa senso è quello che vorremo fosse un senso diffuso e  una  domanda  all’inizio  di  un  ragionamento  più  ampio
intorno  a  che  cosa  si  produce  e  quali  priorità  vengono imposte e invece quelle realmente necessarie. E’ da questo
passaggio che assume valore la relazione, perchè indica una vicinanza tipica delle collettività territoriali, consapevoli di
quelle che sono le proprie ricchezze da valorizzare e tutelare.
Quello che si immagina per il futuro si costruisce conoscendo la  propria  storia,  la  propria  cultura  che  spesso  passa proprio per le produzioni enogastronomiche e, lungi da noi fare accademia, vorremo umilmente inserirci all’interno di
quel percorso che, ormai da anni, ragiona sulle possibilità alternative a partire da quei prodotti. Lo fa a partire dalla
terra e dai suoi frutti, non in quanto feticcio reazionario e folclorico, ma come capacità di comprendere e attualizzare
una tradizione contadina che, proprio qui in Italia, è stata in grado di costruire percorsi sovversivi, prima nelle battaglie
delle terre e poi come migranti nelle realtà operaie.
Una cultura e una capicità di organizzazione che ha costituito organi di mutuo soccorso e di cooperazione, che sono state spesso recise o derise perchè arcaiche ma che sono, invece, oggi ritornate con altri significati e cospirazioni. Basti vedere le battaglie in difesa dei territori e contro loro sfruttamento e di chi li abita.
Con  questi  ragionamenti  e  realtà  vorremo  convergere  e confrontarci e, innanzitutto, imparare.

 

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