Il percorso meticcio a cui hanno dato vita le giornate nazionali del 18 e 19 Ottobre “Una sola grande opera: casa e reddito per tutti!” ha dato nuova energia e consapevolezza alle lotte e ai conflitti che in tutti i territori di questo martoriato paese uniscono i mille volti della precarietà generalizzata con cui dobbiamo fare i conti nella quotidianità delle nostre vite. In questi giorni numerose “misure cautelari” hanno colpito decine di attivisti, dai disoccupati e precari napoletani ai facchini di Bologna, fino alle accuse pesantissime mosse verso i compagni dei movimenti per il diritto all’abitare romani. Si tenta così di indebolire e destabilizzare un movimento composto da migliaia di persone, che dalla Val di Susa a Palermo lottano giorno dopo giorno per strappare pezzetti di reddito e di dignità sociale, attraverso pratiche di riappropriazione diretta, di rivendicazione sui posti di lavoro, di resistenza agli sfratti, attraverso la difesa dei territori contro le speculazioni e le privatizzazioni, contro questo modello di sviluppo. I riflettori sono puntati sulle bagarre parlamentari, per la terza volta in un anno cambia il presidente del consiglio, in realtà per non cambiare niente.
Un nuovo governo tecnico che, eludendo ancora una volta la formalità elettorale, si forma a partire da precise indicazioni politiche dettate dalla Trojka e dalla finanza, pronto a garantire i poteri forti che dalla crisi e dalla nostra precarietà, lavorativa e di vita, traggono enormi profitti. In questo scenario i movimenti non solo non arretrano davanti al tentativo messo in atto dagli apparati di potere di fermare il dissenso e l’autorganizzazione, ma rilanciano verso una primavera ancora più calda. Le lotte sono infatti determinate nel riportare, anche “a spinta” se necessario, nell’agenda politica la questione del “chi decide” sulla gestione delle risorse pubbliche, sui profitti per pochi ai danni dei tanti che pagano la crisi. Un movimento reale fatto di corpi e teste, che sappia parlare e stare nelle troppe e inaccettabili contraddizioni del sistema: questa è la vera minaccia che chi governa questo paese cerca di arginare in tutti i modi, attraverso una repressione sempre più subdola, arrivando a muovere accuse di “terrorismo” per l’incendio di un compressore, di “devastazione e saccheggio” per una vetrina, agendo in nome di una presunta “legalità” sempre meno legittimata nel tessuto sociale che trasforma la richiesta di lavoro in estorsione e l’autodifesa da una carica in rapina. Sui nostri territori, delle nostre vite, VOGLIAMO DECIDERE NOI, e le lotte messe in campo in questi mesi raccontano di come siamo capaci di organizzarci e reagire senza paura all’attacco sistematico che subiamo ogni giorno, di cui la repressione è solo l’aspetto più evidente. Reagire e agire, provando a disarticolare dal basso tutti quei dispositivi attraverso i quali tentano di plasmare “soggetti compatibili” a un sistema economico la cui riproduzione, tanto sul piano cognitivo quanto su quello materiale, si esplicita principalmente sul piano dello sfruttamento. Dire che la sollevazione non si arresta è per noi guardare oltre la rabbia che le misure repressive provocano, e continuare, come esplicitato da tutti nell’assemblea nazionale del 9 febbraio, a costruire quella prospettiva comune di lotta iniziata con la sollevazione del #19O e di cui quell’assedio del 31 ottobre è stata tappa fondamentale. Vogliamo rispondere tutti insieme, con la forza e la determinazione che ci hanno contraddistinto in questi mesi, a partire dalle prossime tappe cittadine. La giornata di giovedì 20 con il presidio contro le privatizzazioni davanti al Senato, l’assemblea pubblica nel piazzale della stazione Tiburtina contro gli arresti ai danni del movimento no tav, il corteo in memoria di Valerio Verbano il 22 Febbraio e il saluto a Chiara davanti al carcere di Rebibbia il 23. Tutti appuntamenti che attraverseremo con la rabbia di questi mesi, la stessa con cui in migliaia abbiamo assediato il lager di ponte Galeria sabato scorso. Vogliamo riprendere questo percorso con la mobilitazione del 27 febbraio a Roma ribadendo che il patrimonio pubblico non si vende, che le occupazioni in tutto il territorio urbano sono una risposta certa e immediata all’emergenza abitativa. Il comune di Roma risponde ai problemi sociali con un maggior controllo nei confronti delle occupazioni abitative invece di colpire i palazzinari, sfugge alle proprie responsabilità sul censimento degli stabili che permetterebbe l’attuazione della delibera regionale sulla casa attaccando gli “abusivi” e scaricando di fatto ancora una volta sui propri cittadini il problema dei buchi in bilancio. Non vogliamo sentire rimpalli tra Regione e Comune perciò il 27 ci verremo a prendere quelle risposte che ancora non abbiamo ricevuto, quelle prese di responsabilità che tardano ad arrivare. Il 31 ottobre c’eravamo tutti e tutte, e continueremo ad esserci: nelle strade, nelle piazze, continueremo ad assediare quei palazzi che non ci rappresentano, a rivendicare e a riappropriarci di reddito, a riprenderci i nostri diritti, ad aprire spazi di conflitto nelle contraddizioni di questo paese verso il corteo per la libertà e contro la repressione del 15 marzo, verso l’esondazione del 12 aprile e del 1°Maggio, verso il vertice sulla disoccupazione giovanile.
Perchè liberare tutti vuol dire lottare ancora, vuol dire organizzarsi senza perdere un’ora.
I DIRITTI SI CONQUISTANO A SPINTA! LE LOTTE SOCIALI NON SI ARRESTANO FEDERICO-IVANO-LUCA-MARCO-MATTIA-OTMANI-PAOLO LIBERI LIBERI TUTTI SUBITO!
COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA – BLOCCHI PRECARI METROPOLITANI – DEGAGE ACROBAX PROJECT – ALEXIS