“Voi ci uccidete, ma noi non moriremo mai”
(Aldo Cervi prima di essere fucilato, dai fascisti, insieme ai fratelli)
Come ogni estate, da 12 anni a questa parte, siamo nella fase di preparazione per le iniziative di fine agosto, per ricordare l’assassinio di Renato per mano di due fascisti.
Spesso accade che questa preparazione si faccia durante i mesi più caldi, in cui tutto pare rallentare e consentire a noi di prendere un lungo respiro per affrontare le due giornate, il 27 a Focene e il primo sabato utile, per il concerto a parco Schuster.
Un lungo respiro che sempre incrocia questo 2 agosto, giornata di memoria di stragi fasciste armate dallo Stato; giornate in cui ci confrontiamo con cosa vuol dire costruire un momento pubblico in cui rendere visibili simboli, note e parole per oliare l’ingranaggio collettivo della memoria.
Un lungo respiro che fa sempre incontrare la contraddizione di una presa di parola pubblica nei confronti della morte che, per antonomasia, è una sfera privata; una sfera dedicata a parenti e amici.
Ed è chiaro per noi che quest’anno, più di altri, abbiamo intorno un’aria rovente fatta di paura e razzismo, di opportunismi e miserie umane, ma anche di una materia politica che sta prendendo forma e forza, che si sta facendo parola pubblica ed istituzionale. Una pietra fatta di concetti e sentimenti che pensavamo relegati in fondo ad un pozzo, irraggiungibile e caricate a salve.
Invece quella paura del diverso, l’intramontabile retorica del “padroni a casa nostra”, di un sottile godimento a poter sfogare le frustrazioni subite quotidianamente su chi è ancora più debole, quelle azioni e parole che ci hanno portato via Renato sono lì, ancora più evidenti, più arroganti che sfidano tutte e tutti noi.
Tutto questo dovrebbe essere sufficiente a dare il senso delle giornate che stiamo costruendo e dell’intreccio, purtroppo, con le decine di ricorrenze in cui quelle che dovevano essere storie private, vite vissute, sono invece diventate morti e storie collettive, memoria condivisa, prospettive comuni di resistenza e di vita.
Ma, ci permettiamo, non è per questo che organizziamo Renoize, o almeno non solo per questo.
Lo facciamo perchè fare festa è il modo migliore per fare il funerale al fascismo che si nutre di ingiustizie e paure. Quelle che Renato odiava istintivamente, senza dover essere un militante o attivista. E’ il miglior modo per celebrare l’umanità che si fa scelta e prospettiva politica.
E’ il miglior modo per stringerci intorno a Dario e Stefania.
E’ il nostro modo per far sapere a 2 carogne qualsiasi che non ci hanno strappato l’umanità.
Farlo sapere a loro e a chi a loro è camerata.
Fargli sapere che siamo disposti a difenderla con ogni mezzo necessario, ma che quei mezzi non sono i nostri desideri.
Lo sono invece la capacità di continuare a costruire legami, accoglienti e solidali, continuare a desiderare visceralmente che culture mortifere scompaiano e che nuove possibilità siano fondate su strade che vanno in direzioni opposte.
Questa è la nostra rabbia.
Questo è il nostro amore.
Ciao Renà.
27 Agosto a Focene
1 Settembre a Parco Schuster
#renoize2018