Acrobax compie 18 anni…
di indipendenza, autonomia e libertà!
Quando si è adolescenti si guardano i 18 anni come il traguardo, il tanto desiderato passaggio che segna il processo di emancipazione dall’autorità. Diventare adulti significa essere riconosciuti capaci di essere autonomi, di essere in grado di assumersi le proprie responsabilità, di agire e tutelare i propri diritti.
Oggi più che mai sentiamo il desiderio e il dovere di occuparci del diritto alla salute, il diritto alla casa, il diritto al reddito, il diritto alla parità, il diritto all’autodeterminazione. Oggi più che mai è importante avere prospettiva, visione, empatia. È importante ascoltare le storie, sostenere i bisogni, ragionare i processi e agirli.
Quando si ha 18 anni l’agire passa spesso attraverso il conflitto, vissuto come profondo strumento di emancipazione. Ed è a questo tipo di conflitto che vogliamo restituire dignità, sottraendo il termine a chi lo vuole usare, appiattendolo, come sinonimo di violenza cieca. Un conflitto generato da uno squilibrio di forze e poteri. Proprio come l’enorme squilibrio che stiamo vivendo da molto prima della pandemia e che da 9 mesi a questa parte avvolge ogni ambito delle nostre vite.
La ricerca dell’equilibrio è quella tensione necessaria alla vita stessa. Un bisogno primario di omeostasi. Insito nell’essere acrobate e acrobati in questa vita precaria.
In molt* tentiamo di dare valore al bisogno di vicinanza, di calore, di sorrisi, di sostegno anche materiale. Per questo cerchiamo strenuamente di conservare ogni piccolo angolo di socialità che ci resti da condividere. Crediamo che la condivisione delle pratiche, delle idee e dei piaceri sia il miglior antidoto per combattere la solitudine e l’isolamento che ci opprimono.
In questi mesi abbiamo percorso la strada e le strade della conflittualità mobilitandoci di settimana in settimana, senza mai smettere di ascoltare, sostenere e ragionare al meglio delle nostre possibilità.
Al fianco, insieme, in mezzo agli/lle student*, al personale sanitario, ai/lle lavorat* dello spettacolo, agli/lle operat* dello sport, ai/lle precari/e. Perché lo siamo anche noi e perché crediamo che avere cura sia occuparsi dei bisogni in modo corale.
Questi 18 anni abbiamo quindi voluto celebrarli nelle strade, nelle piazze, nelle assemble proprio per sottolineare la nostra caparbia volontà di stare insieme, con le distanze obbligate, di opporci alla sottrazione dei diritti, di non fermarci finché il reddito non sarà più un privilegio ma un diritto di base; finché non avremo ottenuto l’apertura di strutture sanitarie chiuse e abbandonate per colpa dei tagli e il potenziamento del personale sanitario; finché tutti gli edifici lasciati all’incuria e a al disagio non verranno aperti e messi a disposizione delle comunità; finché non verrà riconosciuto al lavoro artistico e creativo la capacità di far evolvere e crescere la società; finché ogni donna e persona LGBTQI+ non si sentirà sicur* dentro e fuori le mura domestiche; finché non sarà garantita alle bambine e ai bambini, ai ragazzi e alle ragazze una istruzione pubblica, di qualità ed in presenza perché la scuola non si sostituisce con uno schermo; finché non verrà riconosciuta la valenza sociale fondamentale dello sport popolare e dal basso; finché non sarà tutelata ogni vita umana, anche quella di chi attraversa frontiere fatte di terra e di mare alla ricerca della libertà…
E ancora tanto ci sarebbe da dire e aggiungere perché, 20 anni dopo Genova 2001,stiamo ancora in movimento per costruire un nuovo mondo possibile.
E continueremo a provare stando nelle strade e nelle piazze che in tante e tanti stiamo costruendo! Lo continueremo a fare ogni giorno, dentro e fuori da questo cancello rosso!
Oggi, come 18 anni fa, liberi belli e ribelli!