Perché vogliamo un reddito di base sganciato dalla prestazione lavorativa?
Perché vuol dire redistribuire la ricchezza, alzare la voce contro i salari da fame dei nostri lavori, richiedere giustizia ed equità contro sfruttamento e precarietà!
Per questo vi invitiamo a conoscerci, a raccontarci e intrecciare le nostre storie.
Perché, a inizio anno, è stata varata la legge di bilancio che prevede una progressiva abolizione del Reddito di cittadinanza.
In questi 4 anni tramite il Reddito molte famiglie sono riuscite a sopravvivere tra pandemia e crisi economica. In più è stato un livellatore necessario di fronte ad un mondo del lavoro in declino.
Oggii creare spazi di discussione fuori dal dibattito mediatico, dove siamo costantemente accusatə di essere fannullonə e divanistə, può essere un punto di partenza necessario per rimettere al centro i nostri bisogni.
Per questo invitiamo tutte e tutti a questo social caffè’. Presso ROMART FACTORY (via S. Carcerieri, 7) Giovedì 2 marzo alle 18:00.
Divisi in 3 divani per discutere delle condizioni in cui siamo oggi:
-Cosa faresti con mille euro al mese?
A partire da questa domanda pensiamo sia importante discutere di come di come una misura di welfare universale possa cambiare la vita delle persone. Davanti alle accuse di improduttività il vero dato è che siamo un’essere sempre in movimento. Già molte sperimentazioni in giro per il mondo lo hanno dimostrato, ma spesso non basta come dato per rompere i preconcetti che si sono creati intorno a queste misure.
-Com’è fatta la tua città?
La nostra vita segue due matrici principali: lo spazio e il tempo. Quanti spostamenti facciamo al giorno? Quanto tempo ci impieghiamo? Quanto ci muoviamo in una giornata? Tutto ciò coordina la nostra vita e crea le mappe della nostra vita. Ripercorrerle strada per strada, minuto per minuto, vuole essere un momento di condivisione e ragionamento sui ritmi a cui siamo portate.
-Come si arriva alla fine del mese?
Troppo spesso siamo portatə a sentirci solə. Crediamo che molte difficoltà che viviamo appartengano solo alla nostra condizione individuale, ma basta poco per scardinare questo isolamento e accorgerci che non è così. Stress ed ansie sono condizioni che subiamo per mantenere i nostri ritmi frenetici, sia a lavoro che nei luoghi d’istruzione, e poche volte riusciamo a fermarci per ragionare sulla nostra condizione.