Il 25 Aprile non è una ricorrenza: ora e sempre Resistenza
Comunicato Antifascisti e Antifasciste di Roma Sud
La giornata del 25 aprile per noi ha sempre significato un momento importante di memoria della resistenza partigiana, ma soprattutto, di riaffermazione delle lotte e delle resistenze che oggi si attivano sui territori. Questo uno dei motivi per cui, come antifascisti di Roma sud, avevamo deciso di non prendere parte ad un corteo che da diversi anni ha rinunciato a ad esprimere posizioni politiche, di parte, partigiane. Un corteo che nella retorica delle istituzioni nate dalla resistenza è arrivato persino ad invitare l’allora presidente della regione Lazio Renata Polverini. Quest’anno volevamo partecipare al corteo antifascista e antirazzista che ha attraversato il quartiere di Centocelle con i contenuti che per noi, oggi come ieri, restano vivi nelle lotte di ogni giorno.
Nonostante ciò alcuni compagni e compagne del territorio hanno deciso di portare sostegno allo spezzone costruito dalla Rete Romana di Solidarietà con la Palestina e da altre realtà, che come negli anni passati hanno partecipato al corteo promosso dall’ANPI, per sostenere le istanze della popolazione palestinese che vive e resiste da più di sessanta anni all’occupazione militare israeliana.
Fin dall’inizio della giornata però decine di sionisti appartenenti al servizio di sicurezza di Pacifici e della comunità ebraica hanno tentato di impedire la partecipazione al corteo dei compagni solidali con la lotta palestinese, aggredendo e minacciando i partecipanti allo spezzone, molti dei quali anche di età avanzata. Non ci sorprende e non è certo una novità la violenza squadrista che questi personaggi hanno esercitato con la complicità delle amministrazioni del centro destra e del centro sinistra negli ultimi anni contro quanti hanno provato a prendere parola al fianco di chi quotidianamente lotta per liberare la terra di Palestina. E’ per questo che, appena giunta la notizia delle violenze contro donne e persone anziane scaraventate a terra e prese a pugni, in molti hanno raggiunto il concentramento dove lo spezzone con le bandiere palestinesi era stato fermato dalla polizia che ha anche identificato chi portava la sua solidarietà. Finalmente si è riusciti a partire in corteo ed arrivare a Piazzale Ostiense con lo spirito di chi tutti i giorni rende vivi quei valori antifascisti, antirazzisti e antisessisti nelle lotte sociali della città di Roma, e che rifiuta i fascismi di ieri e di oggi, sotto qualsiasi forma essi di presentino.
Molte persone già presenti in piazza si sono unite allo spezzone che dal Colosseo ha raggiunto Piazzale dei Partigiani, luogo dove si stava consumando l’ennesimo teatrino delle dichiarazioni di rito che politicanti di ogni schieramento usano ciclicamente per ripulirsi la coscienza indossando la casacca dell’antifascismo di facciata.
Gravissima la gestione della piazza da parte della dirigenza dell’ANPI romana che ha provato ad ignorare la difficile situazione, lasciando che la celere si schierasse in piazza per impedire ad una larga parte di manifestanti di raggiungere il palco.
Con grande dignità, nonostante la rabbia per l’aggressione avvenuta poco prima al Colosseo, quella che ormai era diventata una gran parte della piazza ha deciso di non farsi mettere all’angolo ma di avanzare facendo sì continuare l’iniziativa ma pretendendo che dal palco si raccontasse la verità senza omissioni e minimizzazioni. Mentre si discuteva di questo, in modo arrogante Pacifici è salito sul palco ha preso il microfono e ha iniziato a provocare. Quando finalmente è stato fatto scendere tra cori e fischi si è lanciato sotto i flash delle fotocamere a farsi immortalare da condottiero dietro un cordone di Guardia di Finanza che a quel punto si era schierata a dividere la piazza.
Questa immagine ha sancito la fine di una giornata dove l’unica vera liberazione è stata quella di mettere a tacere i fascisti che sostengono la politica militarista dello stato israeliano e i vuoti discorsi di pura retorica che ANPI e PD hanno provato a portare avanti come se nulla fosse accaduto.
In queste ore assistiamo alle narrazioni tossiche che cercano, come è solito, di ricondurre quanto accaduto oggi ad una contrapposizione tra gruppi opposti, dove la comunità sionista di Roma, con il sostegno del PD, cerca di giocare la parte della povera vittima. Leggiamo le dichiarazioni dell’ANPI Roma che si affretta a condannare le aggressioni verbali senza fare minimo cenno alle aggressioni fisiche che le hanno precedute, cosi come puzza di marcio la solidarietà cieca dei soliti sbirri del PD che si prostrano di fronte al sionismo di Pacifici.
Non dimentichiamo gli orrori della Shoah, della necessità della sua memoria e della capacità di non costruire zone grige in cui riprodurre quei processi mortiferi.
Cosi come conosciamo il significato della violenza: violenza è quel massacro che ogni giorno portano avanti in Palestina gli occupanti israeliani; violenza è quel clima repressivo che vige a Roma e in tutta Italia e che pone le Forze dell’Ordine, insieme alla magistratura, a difesa di una governance politica inetta e, nella crisi, palesemente schierata dalla parte di chi precarizza e saccheggia territori e beni comuni.
Ma conosciamo bene l’orrore della Nakba palestinese e della lotta per i diritti di chi abita nei territori e combatte tutti i giorni per rivendicare la propria esistenza.
Noi rivendichiamo la possibilità di far vivere la memoria come ingranaggio collettivo del presente e non siamo disposti a farci trascinare in dibattiti in cui la Shoah viene utilizzata come una clava, che fa sicuramente gli interessi di qualche figura all’interno della comunità, ma non della sua interezza. Del resto da anni viviamo la giornata del 25 aprile e non abbiamo mai visto accadere una cosa del genere, figlia di equilibri politici molto attuali.
Oggi dal palco si inneggiava all’unità, ma abbiamo capito fin troppo bene che il feticcio dell’unità serve alle larghe intese e il mantenimento dello stato di cose presenti.
Per questo, a maggior ragione nella giornata della liberazione dal nazifascismo, non ci troverete mai pacificati. Per noi la memoria, come il sapere, serve a prendere posizione, e la nostra è al fianco e nelle lotte che quotidianamente attraversiamo e animiamo.
Renzi ringrazia i ribelli di ieri, ma di ribelli sono ancora piene le strade.