Venerdì notte abbiamo salutato l’alba del 20 Luglio nella passeggiata in Clarea contro la prepotenza e la violenza sistematicamente organizzata dalle truppe di occupazione dello stato italiano nella Val Susa, con un pensiero continuo nella mente che non potrà mai scomparire dalla memoria di chi ha vissuto le giornate di rivolta contro la globalizzazione neoliberista a Genova nel 2001, con la morte di Carlo Giuliani assassinato dal fuoco dei carabinieri, mano armata dell’oligarchia della governance mondiale che in quei giorni riuniva i capi di stato degli 8 “grandi” porci e maiali della terra.
Perché hanno paura? Perché da quel treno partono molte tante ricche variazioni su un tema che fa paura ai padroni e alla corrotta classe politica del governo di solidarietà nazionale Letta/Alfano per gli interessi della Troika. Perché da lì moltitudini organizzate contro il capitalismo neoliberista s’incontrano per costruire un mondo diverso, altro, nuovo, più giusto e lo fanno lottando, strappando un centimetro alla volta sul campo e delle volte con l’esercizio e uso legittimo della forza collettiva, della resistenza di un’intera popolazione.
Tanto è stato fatto ma molto c’è ancora da fare per costruire dei dispositivi pubblici e reali di allargamento e convergenza verso queste settimana, che non vuole essere esclusivamente un calendario di iniziative, ma il lancio reale nei territori di un’alternativa di lotta autonoma ed indipendente che sappia essere all’altezza della crisi che stiamo subendo. La nostra scommessa sta proprio in questo, costruire degli spazi e dei luoghi di ricomposizione delle tante vertenze sociali e lavorative che stanno attraversando la penisola. Nessuno può considerarsi autosufficiente in questa fase politica. Per questo abbiamo bisogno di una variabile indipendente che riesca a connettere le lotte dei precari, disoccupati e dei cassintegrati con le battaglie di difesa dei beni comuni, dei migranti e dei studenti. Una settimana di iniziative che veda come baricentro delle proprie rivendicazioni il reddito di base e diritti dentro ed oltre il lavoro come orizzonte di conflitto da praticare e da mettere al centro della nostra azione quotidiana attraverso l’occupazione delle case, le autoriduzioni, la riappropriazione del welfare, l’occupazione e l’autogestione dei luoghi di lavoro.
Hanno paura nemmeno a dirlo anche di questo.
Accade però che esercito, polizia, carabinieri, finanza e per giunta la magistratura a legittimare in pectore la repressione e la tortura sistematica con i pestaggi, le intimidazioni, i palpamenti di questi balordi in divisa contro i nostri compagni e compagne, scelgano la strada scellerata della mattanza perché quello hanno tentato in definitiva di fare, impedito solo dalla capacità collettiva da parte dei compagni e compagne presenti di tenere il punto e gestire in emergenza una difficile situazione. E già perché le truppe di occupazione hanno fatto un certo salto di qualità, non solo hanno deciso, e lo avevano già fatto in precedenza, di uscire dal fortino in Clarea ma anche e soprattutto hanno scelto di chiudere con un’operazione a tenaglia i manifestanti in un imbuto che li ha costretti a resistere finchè si è potuto e poi a fuggire in pericolosi sentieri e scarpate tutt’intorno al fortino alle sue truppe di occupazione.
Accade così che due nostri compagni e fratelli siano in prigione insieme ad altri rastrellati e pestati durante gli scontri dell’altra
notte. Nemmeno a dirlo, siamo al loro fianco e ci batteremo con ogni mezzo necessario per una immediata e incondizionata libertà per loro e per tutte e tutti coloro che sono rinchiusi ingiustamente nelle patrie galere e privati della propria libertà.
Nodo editoriale indipendente