Racconto di Lanfranco Caminiti per il decennale di LOA Acrobax
Ora che il papà era morto, quel filo sottile che ancora li legava alla loro terra, la Calabria, rischiava di spezzarsi per sempre. Finché c’era lui, anzi finché lui era ancora in grado di stare dietro alla campagna – quei pochi ettari dove aveva qualche piede d’olivo e la vigna che era tutto il suo orgoglio –, che gli ultimi anni li aveva passati quasi sempre a letto e intontito dal dolore e dalle medicine, con una badante che lo accudiva per tutto, loro ci tornavano quando potevano, il più grande viveva a Milano, in non so quale azienda farmaceutica, la femmina a Mestre a insegnare, il più piccolo a Roma, sempre precario, ma erano secoli che non si ritrovavano insieme, i tre fratelli. Ora che si erano riuniti anche solo momentaneamente – gli ultimi giorni del padre, il funerale, le formalità di rito –, fu un pensiero comune, un riflesso immediato quello di vendere la terra, chi l’avrebbe mai seguita? E la casa. Morto lui, non c’era nient’altro.