Ciao Antò!
Il 17 gennaio del 2006 un terribile silenzio si espandeva nelle strade di Roma, nei quartieri, negli spazi sociali, nelle case occupate, nelle palestre popolari, in tutti quegli interstizi urbani che rendono unica questa città. Luoghi di libertà che tu attraversavi, difendevi e per cui lottavi, arcipelaghi sociali in cui il tuo carattere ha contribuito a costruire comunità meticce, resistenti e solidali. Nella giungla precaria dei lavori forzati, della solitudine, della competizione e dell’egoismo esasperato i tuoi complici erano tutti gli uomini e le donne in conflitto per la conquista dei propri diritti, della propria vita o alla ricerca di un attimo di libertà. Non c’era bisogno di presentazioni bastava respirare insieme, cospirare ci faceva sentire liberi dalla precarietà, non era importante vincere o perdere. Anche perché abbiamo vinto ben poco.